Chiesa e Santuario

Sin dal 1301, l’Ordine Agostiniano era insediato nell’attuale sito, lungo il crinale del colle Marrubbione, uno dei tre rilievi formanti il territorio comunale.

Dal primitivo romitorio si svilupperanno, grazie a lasciti privati ed a sussidi comitali, il convento col chiostro e la chiesa monumentale di Sant’Agostino, oggi conosciuta come Santuario del Beato Antonio, che saranno sottoposti a successive trasformazioni nel corso del tempo; l’ampliamento sotto il priorato d’Antonio Migliorati (1355-1450); la decorazione barocca con stucchi, figure allegoriche ed affreschi, rappresentanti alcuni miracoli compiuti in vita dal Beato Antonio, eseguiti all’inizio del XVII secolo, ad opera del Malpiedi; infine i rifacimenti del ‘700 che mutarono radicalmente lo stile del fabbricato con l’allungamento del corpo verso la piazza ed il completo rinnovo dell’interno in stile neoclassico, operato dall’architetto Pietro Maggi, fra il 1758 ed il 1782.

Un’ampia scalinata degradante colma attualmente il dislivello fra il piano stradale ed il piano calpestizio della chiesa, esito dei lavori di rimaneggiamento della piazza eseguiti agli inizi del XIX secolo.

La planimetria dell’edificio si compone di un’unica navata con copertura a volta ed in corrispondenza del presbiterio, da un breve transetto, illuminato dalle finestre del tiburio ottagonale, affrescate dal tolentinate Francesco Ferranti agli inizi del ‘900.

L’esterno si presenta come un blocco compatto d’alte mura percorse da costoloni mentre uno svettante campanile, completato da Pietro Lombardo nel 1464, si pone a coronamento della massa architettonica; presenta in alto bifore ogivali e termina con una cuspide ottagonale decorata da mensolette; l’abside rappresenta la parte più antica della costruzione ed è inglobata nel primo piano della torre campanaria.
Della struttura originale rimane il portale opera di MARINUS CEDRINUS VENETUS SCULTOR MCCCCXVIII (

Marino di Marco Cedrino), come riportato nella fascia dell’arco a tutto sesto interposta fra la doppia ghiera; quella sottostante è decorata a virali con grappoli e pampini alternati. L’arco poggia su colonnine tortili e piastrini in travertino terminanti con capitelli a fogliami; Esso, firmato e datato nella fascia dell’arco nel 1468, è sormontato da un timpano in pietra arenaria, residuo di un portale precedente, che presenta due figure zoomorfiche alle basi, la figura dell’Eterno in alto e una formella con il simbolo della sapienza al centro.

I pilastri più esterni che affiancano il portale presentano, (dall’alto verso il basso), due putti che suonano una tromba, S. Monica (a sinistra) e S. Agostino (a destra) e alcuni strumenti da calzolaio. Alla base dei pilastri è inciso il nome del committente che praticava questo mestiere: Joannes de Vannis (appartenente alla corporazione dei calzolai; ciò spiega la rappresentazione degli strumenti da calzolaio nell’opera).

Una vetrata policroma raffigurante il Beato Antonio venne commissionata all’Istituto di pittura di Monaco e posta in loco nel 1900.

Sempre di Francesco Ferranti sono una ” Esaltazione del Beato Antonio ” che campeggia al centro dell’abside mentre una ” Vocazione del Beato ” ed una ” Madonna della Cintura ” ornano i primi due altari laterali (1906-1908). Sempre nell’abside, alcune scene del pittore camerunese Orazio Orazi, rappresentano i ” Miracoli del Beato “.

 

 

 

Esaltazione del Beato
Santuario del Beato Antonio, Amandola
Madonna della Cintura
Santuario del Beato Antonio, Amandola

Resti di un coro ligneo del XV sec. Con al centro, nella nicchia protetta in una grata in ferro, la ” Pietà ” in terracotta d’arte tedesca dei primi anni del ‘400, concludono l’arredo.

Nel 1888, in seguito alla sistemazione della strada provinciale per Macerata, il convento subisce pesanti rifacimenti tanto da stravolgerne la struttura; tracce della primitiva decorazione delle lunette (XVII sec.), possono ora scorgersi lungo il corridoio d’accesso alla nuova cappella del Beato Antonio ricavata nello spazio sottostante il chiostro originario.

All’interno, ad una navata, è conservato il corpo del Beato Antonio, padre Agostiniano, nato ad Amandola il 17 gennaio del 1355 e morto il 25 gennaio del 1450.

Frà Antonio volle vivere imitando la vita, piena di sacrifici e di virtù, di San Nicola da Tolentino. Priore del convento agostiniano di Amandola, fu molto venerato già in vita.

Venne beatificato nel 1759.

Reliquia

È tornata alla luce una Sacra Reliquia, a noi amandolesi molto cara. Stiamo parlando del Cippo di legno su cui il Beato Antonio, nelle tante notti passate nella sua stanza all’interno del Convento Agostiniano, era solito poggiare il capo per potersi addormentare. Era solito riposarsi su di un letto fatto di tavole in legno e …

View page »